Allenare la forza, ovvero sviluppare la capacità condizionali, non è la soluzione per migliorare la tua arrampicata! L’uso della forza può solamente essere una scorciatoia per compensare l’errore tecnico.

Un principiante se ne accorge subito; se, infatti, prova ad arrampicare per la prima volta in palestra, già dal primo tiro inizierà ad accusare affaticamento agli arti superiori (“si ghisa” immediatamente) perché, non conoscendo le tecniche corrette, compensa le sue carenze tirandosi di forza su con le braccia.

Con l’uso della forza sicuramente saremo in grado di aumentare il grado di difficoltà molto più velocemente, ma fino ad un certo limite (altrimenti l’uomo o la donna più forte del mondo sarebbero anche i più forti climber); non appena però perdiamo l’allenamento, anche il grado raggiunto ne risentirà, abbassandosi drasticamente. Ci vorrà sicuramente più tempo per apprendere le tecniche corrette, ma una volta acquisite, se perdiamo la nostra forza difficilmente il grado raggiunto scenderà.
È comunque l'uso della forza non renderà il movimento fluido, continuo ed elegante.

Come in tutti gli sport, anche nell’arrampicata è fondamentale e prioritario sviluppare le capacità tecniche e solo successivamente quelle condizionali. Se avete praticato seriamente uno sport, a livello agonistico o anche semi agonistico, potrete capire cosa significhi realmente conoscere la tecnica.

La donna o l’uomo più forte del mondo non riuscirebbero a colpire nemmeno una pallina da golf senza prima aver sviluppato la tecnica corretta, ne’ sarebbero in grado di nuotare per 100 vasche senza annaspare o, ancora, giocare una partita di tennis.

Inoltre già solo compiendo il gesto dell’arrampicata alleniamo le capacità condizionali gradualmente senza andare a caricare troppo muscoli e/o tendini, evitando in questo modo di danneggiarli per il carico eccessivo.

Il cosiddetto allenamento a secco, utilizzando strumenti come il trave, pan gullich o simili, se mal gestito può anche causare gravi danni, e non è assolutamente necessario per chi inizia, così come per chi arrampica da tanto e su gradi di difficoltà molto alti. Inoltre aumentare la forza ci permetterà di compensare più facilmente l’errore tecnico, riducendo altresì il corretto apprendimento di quest’ultima.

Nell'ambito del terreno verticale ruolo centrale di questa grande rivoluzione dello studio della tecnica spetta a Paolo Caruso che ha avuto il merito di porsi fra i primi a studiare la tecnica di arrampicata.

Il Metodo Caruso analizza in modo scientifico e minuzioso, secondo leggi di biomeccanica (quindi difficilmente confutabili) il movimento del corpo umano, nello specifico dell’arrampicata sportiva su terreni più o meno verticali.

Tutte le tecniche del Metodo sono nate dallo studio dei principi che regolano l’equilibrio e il movimento del corpo attraverso lo spostamento del peso e degli arti, oltre che dall’esperienza personale dell’autore, dalla sua passione per l’insegnamento e per lo studio di alcune discipline orientali come il Qi Gong, lo Shiatsu e il Tai Ji Quan.

L’aver identificato i principi che sono alla base di tutte le differenti soluzioni motorie, ha permesso di individuare nuovi aspetti per un movimento consapevole e allo stesso tempo di delineare una via più precisa ed efficace per il miglioramento, favorendo una capacità che altrimenti è molto difficile da ottenere se non, forse, dopo anni o decenni di esperienza sul campo.

Per lungo tempo ha dominato la convinzione che in arrampicata il movimento fosse “istintivo”, come nel camminare, dimenticando che per il bambino questo è un traguardo che richiede un lungo e difficile processo di apprendimento e coordinamento. Arrampicare, inoltre, è molto più complesso del “semplice” camminare. Lo studio dei movimenti “migliori” permette di individuare gli automatismi involontari che impediscono un movimento libero e consapevole: i limiti di questi automatismi possono riguardare allo stesso tempo gli aspetti motori, così come quelli mentali e culturali. Gli automatismi involontari sono la causa della difficoltà di acquisire nuove conoscenze, così come di ampliare il proprio bagaglio motorio.

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